Il Tango Argentino – Approfondimenti e Curiosità

“Il tango non è maschio; è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, l’ “otto”, che è come il cuore del tango, lo fa la donna. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione.
Un circolo virtuoso che consente poi l’improvvisazione”.
(Miguel Àngel Zotto)

Cos’é per noi il Tango

Questa pagina non è un saggio sul tango, ma solo alcune osservazioni che ci permettono di comprendere meglio dove vogliamo arrivare. La pubblicistica sull’argomento è vasta e se frequentate una biblioteca e/o utilizzate internet (meglio la prima!) ve ne renderete conto.

Se potessimo chiedere ai milioni di ballerini al mondo che lo “praticano” cosa è per loro il Tango avremo altrettante milioni di risposte tutte diverse fra loro; se potessimo fare la stessa domanda ai milioni di “Milongueros” al mondo che vivono il Tango avremmo un’unica risposta il silenzio e un sorriso!!

Può succedere in un attimo già alla prima lezione o dopo anni di pratica ma dentro di noi prima o poi scatterà da sola la risposta: il tango fa parte di noi, è personale, intimo, è tuo come lo è del mondo quindi non si spiega ne è sufficiente ballarlo ma si vive!

Pubblichiamo gli appunti che Marco Castellani (scrittore storico del Tango) annotò anni or sono a margine di un seminario sulla danza sociale.
“Si dice danza di Società, ma si intende danza di una (certa) società. Quante cose ci sono in un minuetto! – scrivevano gli Enciclopedisti nel Settecento a proposito degli intrighi di corte e delle relazioni pericolose perfezionate durante quei passi conversati. Più tardi, altri videro nelle frenetiche piroette del valzer addirittura i riflessi dello spaesamento determinato dal Congresso di Vienna. Per non parlare poi dell’innocua furlana delle nostre parti o delle infinite forme che il folklore assume nelle diverse latitudini.

La danza sociale, dunque, non solo rappresenta una società, ma ne ribadisce l’ordine e le gerarchie.
Quando invece più di cento anni or sono, nelle nascenti metropoli del Rio de la Plata, comparve il Tango Argentino, fu subito chiaro che quello che irrompeva nella storia non era un corpo sociale, ma il corpo tout court, il corpo soggettivo ed individuale, fatto di carne, sangue e desiderio. Dopo una prima fase dominata dalla sensualità, una specie di sorpresa di trovarsi abbracciati senza mediazioni, il Tango si è via via sviluppato in una miriade di stili, di posizioni, di figure, di passi, ovvero in tutto un repertorio di variazioni sul tema dell’abbraccio.

Oggi, come cento anni fa, un uomo e una donna si avvinghiano stretti per camminare insieme lungo una vita concentrata in tre minuti. Questi due loro corpi uniti esprimono, come un milonguero “diplomato” suole spesso dire, la necessità dell’abbraccio, la necessità di non rimanere soli, di resistere ai venti di guerra, alla schiavitù, alla miseria e al dolore, all’impotenza a cambiare il proprio destino.
Se la grande Arte Romantica prescrive identità tra l’Artista e la sua opera e fa della danza un’illusoria forma di vita che inevitabilmente finisce nel disinganno, il Tango proprio da questo disinganno trae origine e fa della vita una forma di danza. Nessun altro ballo al mondo ci tocca tanto in profondità quanto il Tango. Ci basta vederlo ballare bene e con sincerità una sola volta, per accorgerci che i ballerini hanno il nostro volto e che quelle figure sono in realtà le millenarie movenze della coppia umana.
Le ragioni del successo planetario del Tango forse sono tutte qui, in questa sua capacità di far vibrare le corde più intime del nostro cuore. Per ballarlo non abbiamo bisogno di un corpo specializzato: il Tango ci accetta così come siamo… ”

Il Tango nasce…

a fine ‘800 nel bacino del rio della Plata tra Montevideo e Buenos Aires;
raccoglie, integra e modifica vari ritmi e musiche soprattutto dei creoli e degli immigrati con una forte presenza di ritmo africano (Candombe) portato dagli schiavi di colore, contraddanza e ritmi cubani come l’habanera, e la milonga e ancora molte altre musiche e danze si mischiano fino a raggiungere la sintesi chiamata Tango.

Per ora quello che ci preme sottolineare è l’aspetto popolare del tango delle origini, non tanto per la tecnica di ballo quanto per l’ambiente nel quale nasce e si evolve. La sintesi tra poesia, musica e danza è alla base del suo fascino, anche se la cosiddetta “cultura del tango” rimane confinata tra Montevideo e Buenos Aires.
In effetti, è più corretto parlare di “tango rioplatense” visto che sono le due città sull’estuario del Rio della Piata a creare questa espressione artistica che non interesserà i paesi di appartenenza.

Abbastanza logico, se pensiamo che gli indios erano considerati alla stregua di animali e quindi assenti dai processi politici e sociali, mentre i due porti erano i catalizzatori di una umanità povera proveniente da tutta Europa e dall’Italia in particolare. Sono soprattutto uomini, in maggior parte contadini che sperano di accumulare sufficiente denaro per tornare in patria e poter vivere, solo vivere.

Le tematiche saranno allora legate non tanto al lavoro – che non c’era a casa e non c’è qui – quanto ai valori forti della vita; una vita comunitaria che si svolge per la maggioranza nei conventilli in condizioni di promiscuità e di degrado igienico sanitario dove il sesso, quando c’è, è rubato o pagato e dove la famiglia riproduce i codici della terra d’origine.

E’ nelle feste popolari a B.A. che si fa strada questa nuova danza che respinta dalla buona società viene praticata nei casini e nelle “accademie” (le sale da ballo di fine ‘800) dei quartieri poveri del porto.
Ecco che il tango sviluppa una tematica strettamente legata al bere, al divertimento, ai bordelli, ma anche alla nostalgia, alla tristezza, all’amore stracciacuore per la mamma, la morosa, la casa, la patria, il barrio.

Quando la borghesia europea scoprirà questo ballo, quella di B.A., che continuava a ballare valzer e minuetto, lo inserirà a pieno titolo tra le sue espressioni culturali; sarà infatti il Barone De Marchi della nobiltà italiana a presentare “ufficialmente” il tango al Palais de Glace a la Recoleta in Buenos Aires.
Da quel momento il tango diviene internazionale, ma definito dalla scuola francese: non sarà quindi in Europa più “tango argentino”, ma genericamente “tango” con passi codificati che potete ammirare in tutte le balere italiane di liscio.
È un elemento importante perché segna la cesura tra quello che sarà il tango europeo e il tango argentino che vede nell’improvvisazione la sua ragione d’essere.

Se le classi subalterne lo continueranno a ballare e cantare per strada, nelle feste, ai matrimoni l’esproprio che ne farà la borghesia lo porterà nelle sale da ballo con orchestre sempre più numerose ed importanti e lo sdoganerà di fronte alla chiesa mitigandone gli aspetti più carnali e cancellando poco alla volta il lunfardo, una delle espressioni linguistiche più ‘peculiari del tango candori.

Questa trasformazione, o evoluzione – dipende dai punti di vista – porta il tango da mero ballo popolare a elemento forte della cultura cittadina sino a diventare segno distintivo di tutta la cultura argentina.

Patrimonio dell’Umanità

“Un Bene Culturale Immateriale che personifica sia la diversità culturale, sia il dialogo e rappresenta l’essenza di una comunità e pertanto merita di essere salvaguardato”
Così l’Unesco mercoledì 30 settembre del 2009 ha annunciato l’inserimento del Tango Rioplatese nel patrimonio dell’Umanità.
Gli stati interessati sono l’Argentina e l’Uruguay che congiuntamente avevano avanzato la proposta, visto che la storia di questo ballo è strettamente legata a quella del Rio de la Plata, il fiume che divide i due paesi.

Da quella data cosa cambia?

Si potrebbe (forse) anche dire niente se l’attuale qualità del tango nel mondo é ritenuta adeguata al ruolo culturale che l’UNESCO gli ha riconosciuto, ma è cosi?
Il gesto dell’Unesco ha tuttavia accentuato l’importanza e la responsabilità delle scuole demandate ad affiancare all’istruzione dei passi del ballo anche la cultura storica del tango e quella della sua anima. Ed è per questo che la diffusione della cultura del tango in tutti i suoi aspetti, e non solo in quello del ballo, tramite eventi socializzanti è l’obiettivo primario del Circolo Gardel.

La vida es una Milonga

A Buenos Aires la parola milonga ha molti significati: è nello stesso tempo un tipo di pane, una scansione ritmica di 2/4 imparentata con l’habanera cubana, una vivace danza di coppia per certi versi simile al tango primitivo, o semplicemente un notevole pasticcio.

Milonga è il nome con il quale si indica il luogo dove si balla il tango: Sunderland, Sin Rumbo, Club Al magro, Canning, Tierrita, il Beso, sono i nomi di alcune milonghe che hanno fatto storia in questi ultimi anni.
Andare alla milonga, o milongueare, vuol dire andare a ballare in una “tanguerìa” (balera, la chiameremmo noi in Italia), che spesso consiste solamente di uno stanzone vuoto, con una pista circondata da sedie e tavolini di recupero.

Le milonghe sono locali notturni, aprono generalmente tra le 23 e mezzanotte e chiudono all’alba, ma non mancano esempi di milonghe pomeridiane, o addirittura mattutine, così come esistono milonghe estive all’aperto, milonghe coniugali e milonghe per cuori solitari. I frequentatori abituali, per non dire dipendenti della milonga, si chiamano “milongueros“.

Parafrasando Balanchine potremmo dire che i milongueros sono coloro che non vogliono ballare, bensì quelli che devono ballare.
Nulla ha più importanza del ballo: unico metro di valutazione di una milonga è la qualità dei ballerini che ci vanno e la musica proposta. I milongueros non sono professionisti, essendo le loro attività diurne del tutto comuni; quando danzano lo fanno per se stessi…
(da “Milonga Boulevard” di A. Aquino, M.C. Michieli, Marco Castellani).

Regole e riti delle milonghe di Buenos Aires

La tensione parte con l’ingresso in sala, allorché ha inizio il gioco degli sguardi. Ci si siede, si attende che qualche sguardo incroci il proprio.

A prima vista quello della donna può sembrare un atteggiamento passivo, e in effetti un osservatore estraneo al rituale può stupirsi nel vedere, in alcune sale, il gruppo delle donne seduto in una zona diversa da quella dove siedono gli uomini, che le osservano con occhi indiscreti.
L’uomo argentino infatti non si avvicina al tavolo per invitare la donna, e anche questo fa parte del rituale, perché un rifiuto sarebbe troppo rischioso per la sua immagine: l’uomo cabezea, vale a dire che fa un cenno col capo, e se c’è accettazione dell’invito ci si incontra in pista. Ovviamente perché questo possa avvenire, la donna deve guardare anch’essa attivamente, deve cercare anche lei lo sguardo invitate.

Un’altra regola fondamentale è che durante il ballo non si parla: sarebbe un sacrilegio. Spesso i Milongueros, uomini e donne, ballano una tanda (serie di brani musicali dello stesso ballo, per esempio tanda di tango, tanda di milonga, tanda di vals oppure dello stesso esecutore, per esempio tanda di Pugliese) senza sapere neppure il nome di coloro che stanno abbracciando.
Si comunica con il corpo, e non intendo solo quella particolare forma di segnali (marcas) che l’uomo dà per guidare la donna, ma tutta la trasmissione di sentimento, evocato dalla musica, che scorre da un corpo all’altro senza soluzione di continuità.
(da “Il Tango sentimento e filosofia di vita” di Elisabetta Muraca).

L’essenza del Tango nella coppia

Riportiamo l’esperienza della Dott.ssa Antonella Fracasso (nota psicoterapeuta e scrittrice del “Il Corpo Ritrovato: Manuale di Antiginnastica” ) e la sua applicazione del tango nella terapia di coppia:
“Come la relazione d’amore, il tango accade ed è imprevedibile. Questa danza, però, come la relazione di coppia, può scorrere soltanto nel rispetto di un ordine ben preciso.
E ciò non è in contraddizione.

Avvicinandomi al tango argentino, ho fatto un percorso incredibilmente profondo e sorprendente, trovando tante analogie con le costellazioni familiari.
Il tango è esattamente in sintonia con gli ordini dell’amore che Hellinger ha osservato, ed è anche un condensato della relazione di coppia. Per danzarlo ognuno ha bisogno di incontrare sé stesso prima di incontrare l’altro.
Questo viaggio nella propria essenza e nella accettazione del proprio ruolo porta ad avere bisogno dell’incontro con l’altro come completamento. L’uomo accetta il ruolo maschile e conduce, e la donna, accettando la sua femminilità può creare, lasciandosi guidare dall’uomo. Lui conduce ed è al servizio di lei, che così può esprimersi.

L’uomo dà alla donna qualcosa che lei non possiede e che può ricevere da lui.
La donna dà all’uomo qualcosa che lui non possiede e può ricevere da lei.
Questo rende entrambi più forti, perchè più vicini alla loro femminilità e mascolinità.
Il tango è l’essenza di una relazione paritaria, tra un uomo ed una donna.

Ho visto come l’osservazione della postura di una coppia che balla il tango, è una fotografia precisissima della loro relazione: ne emerge la dinamica profonda, spesso nascosta.
Tango è camminare insieme, e per camminare insieme è necessario stare in piedi per conto proprio, essere autonomi, ed avere l’anelito di trovare l’altro per procedere insieme, senza appoggiarsi, senza usare la forza, senza sostenere.
La relazione d’amore tra uomo e donna funziona se è paritaria, se c’è equilibrio e armonia tra dare e ricevere, e continuo bilanciamento e adattamento a se e all’altro.
L’altro allora è l’occasione straordinaria di sentire la completezza mantenendo la propria diversità.
L’altro, o l’altra, diventano allora necessari per sentire questa completezza e non per riempire un vuoto.

Spesso nell’avvicinarsi all’altro sono presenti infatti dei bisogni, delle memorie passate che fanno andare incontro al partner con una necessità spesso inconscia di risarcimento affettivo. La relazione è spesso inquinata da aspettative, richieste o addirittura pretese.
Questo impedisce di vedere veramente l’altro, e rende la relazione difficile: chiediamo a lui o a lei di darci quello che ci è mancato, e facendo questo non siamo veramente in relazione né con il presente né con il partner.

Un tango dura tre minuti, ed in questo tempo brevissimo, può esserci lo spazio per riconoscere tutto del modo che ognuno ha di entrare in relazione.
Per questo ho iniziato a ballare il tango, per questo ho promosso, assieme ai miei colleghi, un percorso che aiuti l’uomo e la donna a trovarsi, a prendere consapevolezza della propria forza maschile e femminile, a riconoscere i propri bisogni affettivi, per poi incontrarsi e danzare insieme in armonia, liberi dalle necessità e dalle pretese.”
(Da “Tango Sistemico ®” http://www.antonellafracasso.org/)

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